La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 30813 del 29 luglio 2024, ha confermato la responsabilità della società B.B. S.p.A. per un infortunio sul lavoro avvenuto il 4 aprile 2016, che ha coinvolto un’impiegata amministrativa. La dipendente, C.C., è rimasta ferita a seguito di una caduta nella sua postazione di lavoro, situata in un magazzino eccessivamente angusto e ingombrato da carrelli appendiabiti. L’incidente ha causato una “infrazione del polo distale della rotula sinistra”, con una prognosi di 91 giorni.
La Corte d’Appello di Firenze aveva già condannato la società, ritenendo che la colpa dell’infortunio fosse da imputare alla scelta gestionale di mantenere un ambiente di lavoro inadeguato, al fine di risparmiare sui costi legati a uno spazio più ampio o a una diversa organizzazione logistica. La sentenza di appello è stata confermata dalla Cassazione, che ha ritenuto il risparmio ottenuto dalla società un vantaggio illecito a discapito della sicurezza dei lavoratori.
Il datore di lavoro, A.A., Presidente del Consiglio di Amministrazione della B.B. S.p.A., è stato invece prosciolto per intervenuta prescrizione del reato. La Corte ha comunque rigettato il ricorso della società, confermando la sua responsabilità per l’infortunio e condannandola al pagamento delle spese processuali.
La sentenza sottolinea l’importanza di rispettare le norme sulla sicurezza sul lavoro, evidenziando come scelte aziendali orientate al risparmio possano tradursi in gravi responsabilità penali e amministrative.