La Corte Suprema di Cassazione, con l’ordinanza n. 21299 del 31 luglio 2024, ha ribadito l’obbligo delle imprese di includere i dirigenti nelle procedure di consultazione sindacale in caso di licenziamenti collettivi. Questo chiarimento giuridico si inserisce nel contesto della normativa europea recepita in Italia, che prevede tali obblighi per garantire un trattamento equo e trasparente in caso di ristrutturazioni aziendali.
La sentenza della Corte di Cassazione riguarda il caso di Teseco S.R.L., una società in concordato preventivo, che aveva licenziato il dirigente Guido Riccioli senza attuare la procedura di consultazione prevista. La Corte d’Appello di Firenze aveva precedentemente dichiarato illegittimo il licenziamento e condannato la società al pagamento di 12 mensilità a titolo di indennità.
Teseco S.R.L. aveva impugnato la sentenza, sostenendo che l’articolo 24 della legge n. 223/1991, che disciplina i licenziamenti collettivi, non si applicasse ai dirigenti. La Corte di Cassazione ha respinto tale argomento, confermando che le disposizioni di consultazione e informazione si estendono anche ai dirigenti, come stabilito dalla direttiva 98/59/CE dell’Unione Europea.
La direttiva UE, infatti, è stata integrata nella legislazione italiana attraverso l’articolo 16 della legge n. 161/2014, che ha ampliato l’applicabilità delle garanzie procedurali ai dirigenti, a seguito di una procedura di infrazione avviata contro l’Italia. La Corte di Giustizia dell’Unione Europea aveva stabilito che l’esclusione dei dirigenti dalle procedure di licenziamento collettivo violava la normativa europea.
Nel caso in esame, la Corte di Cassazione ha sottolineato che l’obbligo di consultazione si applica in tutte le situazioni di licenziamento collettivo, sia che si tratti di riduzione del personale sia di licenziamenti post-mobilità. Pertanto, le imprese devono includere i sindacati dei dirigenti nel processo di consultazione per garantire la piena conformità alla normativa comunitaria.
La sentenza rappresenta un ulteriore passo verso l’armonizzazione delle norme sui licenziamenti collettivi tra gli Stati membri dell’UE e rafforza i diritti dei dirigenti, che devono essere coinvolti nelle negoziazioni e nelle discussioni che precedono i licenziamenti. Questo approccio non solo promuove la trasparenza e l’equità, ma mira anche a prevenire conflitti e controversie legali nelle relazioni di lavoro.
La decisione della Corte di Cassazione riafferma l’importanza di seguire le direttive europee e di garantire una protezione uniforme dei diritti dei lavoratori, rafforzando il principio che i dirigenti devono beneficiare delle stesse tutele procedurali previste per altri lavoratori in caso di ristrutturazioni aziendali.