La Corte di Cassazione ha recentemente emesso due sentenze, la n. 24916/2024 e la n. 24952/2024, che segnano un punto di svolta nel diritto alla pensione anticipata. Secondo la Suprema Corte, per accedere alla pensione anticipata, introdotta dalla riforma Monti-Fornero del 2011, non è più necessario il requisito di 35 anni di contribuzione effettiva.
Il precedente orientamento e il cambio di rotta
Fino ad oggi, l’accesso alla pensione anticipata richiedeva non solo il raggiungimento di 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne (un anno in più per gli uomini), ma anche il soddisfacimento del requisito di 35 anni di contribuzione effettiva, al netto dei periodi di disoccupazione o malattia. Ad esempio, una lavoratrice con 34 anni di contribuzione effettiva e 8 anni di contribuzione figurativa non poteva accedere alla pensione anticipata, nonostante avesse raggiunto i 41 anni e 10 mesi di contributi complessivi, poiché le mancava un anno di contribuzione effettiva.
Questa interpretazione, che escludeva la contribuzione figurativa dai 35 anni, era stata confermata dalla Cassazione con la sentenza n. 30265/2022. Tuttavia, le recenti sentenze di segno opposto, la 24916/2024 e la 24952/2024, hanno stabilito che il requisito dei 35 anni di contribuzione effettiva non è più applicabile.
La nuova lettura della normativa
Secondo i giudici, l’esclusione della contribuzione figurativa non è giustificata e porterebbe a un’applicazione restrittiva e iniqua della normativa. Infatti, con l’ampiezza della contribuzione richiesta per ottenere la pensione anticipata, includere la contribuzione figurativa appare più coerente con lo spirito della riforma.
La Corte ha basato il suo ragionamento su due elementi chiave:
Contributi figurativi: La pensione anticipata introdotta dal Decreto Legge 201/2011 si basa sul concetto di contribuzione utile, che comprende anche i contributi figurativi, rendendoli validi per raggiungere il monte contributivo richiesto.
Distinzione con la pensione anticipata contributiva: A differenza della pensione anticipata ordinaria, per la pensione contributiva (prevista dallo stesso decreto), il legislatore ha specificato che sono necessari venti anni di contribuzione effettiva. Per la pensione anticipata ordinaria, invece, non è stata prevista una tale specificazione.
Le conseguenze della sentenza
Questa nuova interpretazione offre una maggiore flessibilità ai lavoratori che, avendo contributi figurativi da disoccupazione o malattia, possono ora accedere alla pensione anticipata senza dover rispettare il limite dei 35 anni di contribuzione effettiva.
Sebbene queste sentenze segnino una svolta importante, si attendono ulteriori sviluppi per vedere come verranno recepite dai giudici di appello e come l’INPS si adatterà a questa nuova interpretazione. Al momento, sembra che l’applicazione della nuova lettura estensiva riguarderà solo i ricorrenti, in assenza di una pronuncia a sezioni unite o di un intervento legislativo chiarificatore.