Mentre l’Istat conferma un calo dei Neet (Not in education, employment or training), si affaccia sulla scena un nuovo fenomeno: quello degli Eet. Acronimo di Employed, Educated and Trained, gli Eet rappresentano una fetta crescente di giovani italiani occupati o in formazione che stanno contrastando la crisi con creatività, innovazione e imprenditorialità.
Secondo un report diffuso il 18 ottobre 2024 da Censis e Confcooperative, gli Eet sono circa 144 mila giovani tra i 15 e i 29 anni, un piccolo esercito che sta trovando spazio in settori innovativi e tecnologici, con una presenza rilevante soprattutto nel Mezzogiorno. Il 35,4% di questi giovani imprenditori si concentra al Sud, mentre il 28,5% è attivo nel Nord-Ovest, il 19,4% nel Nord-Est e il 16,7% nel Centro.
Crescita delle imprese giovaniliubblicità e consulenza al top
L’analisi mette in luce l’incredibile crescita delle imprese giovanili in alcuni settori specifici. Tra il secondo trimestre del 2017 e il secondo trimestre del 2024, si è assistito a un aumento del 228,7% delle imprese che si occupano di pubblicità e ricerche di mercato, e del 206,4% in quelle di consulenza gestionale e direzione aziendale. Anche i settori della produzione cinematografica, televisiva e musicale (+65,9%), della consulenza informatica (+52,4%) e dei servizi postali e di corriere (+44,1%) hanno registrato incrementi significativi.
L’economia delle competenze: un futuro di qualifiche avanzate
Secondo il Focus Censis-Confcooperative, l’Italia sta progressivamente trasformandosi in una “economia delle competenze”, caratterizzata da una crescente domanda di lavoratori con qualifiche avanzate. Questa evoluzione si riflette in un aumento del 3,1% della quota di occupati con laurea o post-laurea, che oggi rappresentano il 23,5% del totale. Parallelamente, si osserva un calo del 2,7% degli occupati con licenza media, segnale di una marginalizzazione delle competenze di base.
L’occupazione giovanile, secondo Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative, sta seguendo una strada diversa rispetto al passato: «Un’occupazione di nuovo conio», fondata su skill avanzate e specialistiche, necessarie per affrontare le sfide di settori ad alta intensità tecnologica e di valore aggiunto.
Il calo dei Neet: un segnale positivo, ma non abbastanza
Se da un lato gli Eet rappresentano una boccata d’ossigeno per il mercato del lavoro giovanile, dall’altro si registra un calo importante dei Neet. L’Italia conta ancora 1,5 milioni di giovani non occupati né in formazione, ma nel 2023 il loro numero è sceso di 2,9 punti percentuali rispetto all’anno precedente, tornando a livelli pre-crisi del 2007. Tuttavia, nonostante il miglioramento, il tasso italiano del 18,8% resta tra i più alti in Europa, secondo solo a quello della Romania e ben lontano dalla media UE dell’11,2%.
Imprese giovanili in calo, ma con alcune eccezioni
Nonostante i segnali di ripresa, l’Italia continua a registrare un calo nel numero di imprese giovanili. Tra il 2016 e il 2023, il numero di aziende gestite da giovani under 30 è diminuito del 16,9%, contro un calo generale del 7%. Tuttavia, un’eccezione rilevante è rappresentata dal settore della pubblicità e delle ricerche di mercato, dove il 20,2% delle imprese è a conduzione giovanile, con un incremento del 12,3% dal 2017.